martedì 23 febbraio 2010

questa volta e' l'ultima

e ieri sera?
e' il minimo che possa chiedermi fissando il vomito rappreso sulle mie scarpe.
sara' mio?
il fatto che me lo stia domandando significa che la risposta e' probabilmente si'.

appena alzato mi dirigo in bagno e mi lavo la faccia.
quando guardo il tizio nello specchio mi viene da ridere di lui: sembra uno che non ha capito di non avere piu' sedici anni.
mia madre entra in bagno e mi giro a fissarla con gli occhi a fessura; me ne accorgo e li spalanco, ma l'effetto peggiora.
mi chiede che cosa ci faccio gia' in piedi: in effetti l'orologio segna le sette e dieci, che e' decisamente presto.
la prima risposta che mi viene in mente e' "che cazzo ne so...", ma opto per la piu' diplomatica "mmm...".
lei sembra capire e mi lascia stare.
esce col cane, e ne approfitto per lavare le scarpe: almeno le risparmio questo spettacolo.

in realta' ieri sera me la ricordo quasi tutta, se mi spremo un po'.
mi ricordo che non avevo molta voglia di uscire, perche' la compagnia non sarebbe stata delle migliori: poi mi sono detto che in questo periodo di studio un'uscita un po' seria mi avrebbe fatto bene.
la serata e' proseguita normalmente finche', come previsto, meta' della gente ha cominciato a farsi i cazzi suoi: in quel momento ho deciso di superare la sottile linea.
poi i miei ricordi si fanno piu' vaghi, ma ci sono comunque quasi tutti: risate, chiacchiere, l'alcool che sale, la testa che si appoggia al tavolino "solo 5 minuti", la difficile traversata del locale fino al bancone quando i miei amici dicono "usciamo".
poi mi ricordo i miei amici che arrivano da fuori.
e io che pensavo fossero quelli che parlavano con il barista.
mi dicono: "dai KAN, esci che hai bisogno di aria fresca".
rispondo: "figurati, sto benissimo...", e sfoggio l'enorme sorriso che ho stampato in faccia da almeno un'ora.
poi mi alleggerisco della cena sul pavimento del locale.
scoppio a ridere, e con me i miei amici, e con noi la cameriera che per tutta la sera ha bevuto con me, che ha gia' spaccato tre bicchieri e che si e' dimenticata di farmi pagare gli ultimi giri.
poi esco a prendere aria. e acqua, visto che piove a catinelle.
mi pulisco sommariamente le scarpe in una pozzanghera, e viene proposto un kebab.
declino l'invito: ci manca solo quello.
dopo il kebab Luca decide che e' ora di tornare, ma non so che ore fossero.
poi il letto e poi nulla.

mentre scrivo il post ogni tanto mi sale un rutto al gusto rum.
so che non mi avreste perdonato se non ve l'avessi detto.
decido di troncare qui questo racconto di profondo degrado (anche perche' presto la mia testa esplodera' in una nuvoletta rosa), ma non prima di essermi scusato per la grammatica, la sintassi, e i contenuti di questo post.

questa' e' decisamente l'ultima volta.
pero' e' stato divertente.
(...)

sabato 20 febbraio 2010

la fiera delle cazzate

la sigaretta brucia rapida tra le mie dita.
piove, e la pioggia ha sempre esercitato un certo fascino su di me.
mi aiuta a rilassarmi, mi aiuta a riflettere, pero' non mi aiuta mai con le borse della spesa.
la guardo cadere e penso: "chissa' se si e' fatta male cadendo...".
lei mi guarda e pensa: "la finira' di fare battute idiote e arrivera' al punto?".
spengo la sigaretta e torno dentro.

il libro di chimica mi aspetta aperto sul capitolo della solubilita'. ottima mossa da parte sua.
risolvo qualche problema.
e' questo il mio lavoro: risolvere problemi.
se hai un problema, io lo risolvo.
se risolvi problemi e' un problema, perche' qui sono io a risolvere problemi, quindi se non vuoi problemi e' meglio che la smetti di risolvere problemi: se per te questo e' un problema vieni fuori che lo risolviamo, ma sappi che risolvere problemi e' il mio lavoro, e non ho mai avuto problemi a farlo (...).

e comunque e' un lavoro di merda.
chiudo il libro di scatto, e Scatto mi dice di smettere di fargli i dispetti che sta cercando di studiare.
allora chiudo il mio, e passo a biologia.
Biologia ringrazia per il libro, e inizia a risolvere problemi. le dico che se non vuole avere problemi la deve smettere di risolvere problemi, perche' qui sono io che risolvo i problemi.
e lei la smette, piu' che altro per farmi star zitto.

all'improvviso la pianto con le boiate, e divento serio.
mi accorgo che le cellule e i tessuti sono un enorme pippotto, e che quello che mi piace fare e' scrivere, tant'e' che sono gia' riuscito a buttar giu' piu' di 1300 battute senza dire nulla.
e mi chiedo se sia il caso di cambiare facolta' e perdere quest'anno, o di rassegnarmi al fatto che non ho la minima idea di cosa voglio quindi una cosa vale l'altra.

il momento di lucidita' svanisce.
la pioggia arriva a tirarmi su di morale.
le dico che e' una vera amica, e le chiedo se mi riaccompagna a casa. mi risponde di si'.
quando siamo a pochi passi dalla sua auto le chiedo se possiamo anche fare anche un salto all'Esselunga, tanto e' di strada.
lei si blocca un attimo e mi dice: "pero' basta che non mi fai portare le borse, sai che non mi piace farlo.".
sorrido e le rispondo: "certo, pero' questa tua avversione per le borse e' un problema serio. se vuoi posso risolvertelo, io i problemi li risolvo di lavoro.".

"fanculo", mi dice.
e partiamo.

sabato 6 febbraio 2010

a volte ritornano

io sarei un po' Luca, quello della canzone.

(...)

ehm... intendo "Usami" di Luca Dirisio, non "Luca era gay" di Povia.
nel senso che sono sempre io a prenderlo in quel posto.

(...)

no, aspetta, credo di aver reso la faccenda ancora piu' ambigua.
vabbe', dai, cazzate a parte, il succo e' che alcuni personaggi che si professano vicini al sottoscritto in realta' se ne sbattono.
e io non ce la faccio piu'.
quindi se ci tenessero anche solo un minimo a me, lo capirebbero e la smetterebbero di chiamare.

ma non lo faranno.