giovedì 11 dicembre 2008

non per fare l'intellettualoide...

avro' avuto una dozzina d'anni quando lessi per la prima volta una delle poesie che piu' mi hanno segnato ed insegnato nella vita: "Alle fronde dei salici", di Salvatore Quasimodo.
spesso, davanti a certe situazioni, mi capita di dire con tono solenne (o sarcastico, a seconda) "alle fronde dei salici...".
nessuno mi capisce mai quando lo faccio.
stronzi e stolti, ecco le mie frequentazioni.

in ogni caso, quando fu il momento di analizzare tale lirica dal punto di vista delle figure retoriche, mi trovai davanti a un termine nuovo.
"prof, che cos'e' un ossimoro?".
dal dizionario online De Mauro: "OSSIMORO: 1. ret., figura retorica che consiste nell’accostare parole che esprimono sensi abitualmente contrapposti 2. estens., contraddizione radicale."

vediamo se ho capito.
se mentre cerco di seguire lo speciale di "che tempo che fa", il suo suono viene a scontrarsi con una telefonata da teenager di OC di mia sorella, e la voce di Max Tortora (ma chi e'?) che tira i pacchi dal soggiorno, l'effetto ottento e' un ossimoro, vero?
... dove andremo a finire...?

lunedì 1 dicembre 2008

un po' lo sospettavo

guardavo con attenzione nel binoculare del microscopio, la lezione di microbiologia era come sempre di una noia mortale.
fissavo quei piccoli cerchiolini azzurri, nel piu' totale silenzio, tanto che mi pareva di riuscire a sentire le unghie e la barba crescere, i vestiti stringersi addosso, la terra girare attorno al sole.
li fissavo, e loro fissavano me, immobili, come a dire: "cazzo ti guardi? come se noi ce la stessimo spassando...".

era quasi un'ora e mezza che andava avanti questo braccio di ferro tra noi e loro.
nessuno osava distogliere lo sguardo, perche' dopo tanto tempo a guardare in un buco il ritorno alla luce puo' essere traumatico.
ad interrompere lo stallo fu la voce autoritaria della prof.: "ho una banana. chi vuole guardare la mia banana?".
fissavo i cerchiolini azzurri, che mi ammiccarono ironicamente come a dire: "dalle tempo di accorgersi della cazzata che ha detto...".
per un secondo non capii a cosa si riferissero, poi scoppiai a ridere, cavandomi gli occhi col binoculare.

il dolore mi fece alzare la testa di scatto; la prof. inizio' una lunga tiritera su quanto fossi bambino e dovessi crescere.
mentre tornavo all'urlante, incazzata realta', cercai rifugio lanciando una poco credibile occhiataccia agli sciocchi cerchiolini, artefici con la loro battuta del mio cazziatone, ma al loro posto non trovai altro che un freddo, inanimato campione azzurrino.