mercoledì 23 giugno 2010

ashes to ashes

la stanza e' cupa oggi.
il sole non filtra tra le pesanti tende scure, e l'aria e' cosi' densa che quasi la si puo' vedere fluttuare lenta tra le sagome immobili.
sono venuti tutti.
dicono che per chi se ne va non e' poi cosi' dura come per chi resta; io penso che in parte sia vero.
forse a un certo punto lo accetti, o forse poco prima ti arrendi, affidandoti alla consolazione che presto sara' tutto finito. un istante prima ci sei, e quello dopo non ci sei piu'. libero.

invece per chi resta e' il contrario.
ci si attacca alla speranza fino all'ultimo, anzi, non e' raro che proprio l'ultimo secondo sia quello piu' sereno, quasi come se ti desse l'impressione che tutto si sia sistemato.
poi, un istante dopo, ecco un pezzo della tua anima che si stacca; la senti proprio andarsene come se fosse un peso, ma e' una sensazione brutta, un po' come quando si scende con un ascensore un po' troppo veloce.

al centro della stanza eccolo, immobile.
se n'e' andato con un ultimo "bip", come nei film.
ne abbiamo passate tante noi due... un sacco di foto, un sacco di messaggi.
con lui ascoltavo "tutto esaurito" alla radio, la mattina, andando a scuola.
strano come ti vengano in mente questi dettagli stupidi, eh? tra tutto, in tutti questi anni, uno si ricorda della radio la mattina.
o di come riusciva a sembrare figo pur avendo tanti videogiochi che nessuno ha mai capito dove li tenesse.
o di quando e' caduto al mare, e ci ha fatto spaventare tutti, e invece poi l'ho tirato su e non s'era fatto niente.
e' inutile continuare a pensarci, comunque.

il mio cellulare e' andato, e non tornera' mai piu' indietro.
nella stanza sappiamo tutti che in questo pazzo mondo che corre a cento all'ora non c'e' tempo per fermarsi a celebrare un compagno caduto, sappiamo tutti che stasera stessa dovremo trovare qualcuno che lo sostituisca, sappiamo tutti che la vita dovra' andare avanti come se nulla fosse successo.

eppure, le mie tasche sono inconsolabili.